Quando ho iniziato a pensare a Garganistãn ero di recente tornata da un viaggio di due anni.

Zaino in spalla, un punto interrogativo sul concetto di casa e di straniero.

Volevo fotografare il carattere aspro e genuino della mia gente, quella tenerezza mista a una certa aggressività. La semplicità, la vitalità e la durezza della vita al sud.

Volevo raccontare la bellezza di questa terra, che sale alla ribalta solo nei casi di cronaca e che invece si snoda silenziosa e paziente tra gli ulivi e l'eco del mare, ogni giorno.

Era un viaggio verso la mia terra, ma sono finita in questo posto ibrido e trasversale, che non incontravo in nessuna mappa.

Poi un giorno ho ritrovato Garganistãn rappresentato in un'antica carta medievale di autore sconosciuto, datata tra il 1580 e il 1590. Era la Fool's Cap Map of the World, che ci dice quanto vana è la nostra pretesa di mappare il mondo. E noi stessi.

Così è nata questa favola nera, in cui il tempo e lo spazio sono come sospesi e le storie ruotano attorno a personaggi oscuri e oggetti magici, che promettono di aiutarci ad arrivare a casa sani e salvi.

È una riflessione sui confini che tracciamo per delineare il mondo e noi stessi.

Un'esplorazione dei limiti, che ci attraggono e ci respingono.

Garganistãn è una Itaca un po' mostruosa.
Una terra a cui si ritorna, come si torna a casa.


pensieri ai confini di una mappa trasparente
Simona de Nicola

Per me la fotografia, il disegno e la scrittura sono forme parallele del pensiero non riesco a pensare senza tracciare, solcare, segnare - e poco conta se il segno che ne risulta sia dell ordine del visivo o del verbale.

Da alcuni anni studio le mappe medievali: mi affascina il modo in cui gli uomini immaginavano e tentavano di tracciare i confini del mondo.

Nel Medioevo tutto faceva paura, così appena dopo il conosciuto la terra era popolata da creature mostruose: hic sunt leones, scrivevano sulle antiche carte geografiche dell Africa per indicare le regioni ignote.

Si sono perfino inventati una classificazione dettagliata (e divertentissima) di tipi umani che abitavano queste terre, i cosiddetti popoli mostruosi, con cui ci si riferisce a diversi tipi di popolazioni fantastiche che abitano terre lontane o sconosciute. Ogni popolo di questa categoria è caratterizzato da una deformità fisica, specchio di un comportamento o di comportamenti umani enfatizzati e stereotipati in queste creature. Buffi gli uomini che tentano di mappare sé stessi e il mondo. Il mostro ha per noi un compito importante: monstrum è colui che si mostra e ci mostra il meraviglioso, la sublime vertigine del limite. Anche il matto ha un compito importante, è colui che è abilitato a dire la verità, a mostrare l orrore e la meraviglia. Solo a condizione però di mostrarsi deforme, gobbo, matto per l appunto. Per questo ho scelto la Mappa del Mondo nel Cappello del Matto come bandiera di Garganistãn. A dirla tutta è lei che mi ha scelta, venendomi a trovare una notte in cui dovevo stringere la selezione a 15 foto e costringendomi con la forza del simbolo a sceglierne 22. Garganistãn / 22.

Campana

G. Istruzioni per l uso Sono una semiologa e mi piace giocare con diversi codici. Mi piace scomporre il significato e vedere dove va a finire il senso.

Senso è una parola bellissima.
Indica la direzione. Indica il significato.

Ci sono molti modi di attraversare G.

Se vuoi è una ricerca fotografica se vai un po di fretta e hai poco tempo per percorrerla. Per me va bene, mi stai già dicendo qualcosa di come ti muovi nello spazio, di cosa guida la tua attenzione e il tuo interesse.

Oppure puoi entrare in G. come in un libro: ti soffermerai più a lungo - sulle parole, sulle immagini, sugli schizzi e sulle storie che ho cercato di intessere mescolando questi due codici visivo e verbale.
Anche questo per me è molto interessante, posso vedere se la traduzione che io ho provato a fare funziona per te, cosa resta del senso di un codice quando entra in un altro regime semantico. Puoi provare a tradurre insieme a me, entrare in questo gioco dei tradimenti, chè come dice Eco tradurre è sempre tradire.

Infine puoi entrare a G. come in una mappa: questa lettura richiede molto tempo, devi avere molto tempo per gironzolare a G., devi pensare ai pomeriggi immobili nella calura d estate. Puoi perderti, seguire le indicazioni, trovare oggetti magici, scrivere, tracciare, disegnare, ascoltare, sognare, ricordare, dimenticare. Andare vicino vicino e poi molto lontano. Puoi anche saltare, perché ho disegnato un gioco che facevi da bambino, per farti perdere le coordinate. Questo per me è il gioco più bello a cui poterti invitare.

G. parla di come noi costruiamo le nostre mappe personali, di come ci muoviamo nel mondo e nella nostra esistenza. Forse in fondo, se dovessi scegliere poche parole per dire di cosa parla G. direi che parla di come attraversiamo lo spazio, il tempo, le città, la natura, di come ci rapportiamo agli altri esseri umani, agli altri esseri viventi. Forse, se dovessi usare una sola parola, direi che G. parla dei confini. G. è una domanda su cosa succede quando attraversiamo questi luoghi liminari, dove avvengono le metamorfosi. VIVERE È PASSARE DA UNO SPAZIO ALL ALTRO CERCANDO DI NON FARSI TROPPO MALE, ho letto una volta in uno dei miei libri preferiti, di Perec. G. è uno spazio pericoloso, ma al centro ho messo per te il gioco più antico e universale. Il più semplice, il più innocente gioco, il cui scopo - ambizioso e incredibile - è passare dalla Terra al Cielo, col solo aiuto di una pietra. Divertiti, e non farti troppo male.

Digital Doors 002 @Coolframe

17-18-19 agosto 2017
Villapiana, Cosenza


Galleria espositiva Sottopasso della Stua
@ Associazione Kinima

Dal 6 Ottobre al 6 Novembre 2017
Padova



Sono una semiologa e mi piace giocare con diversi codici. Mi piace scomporre il significato e vedere dove va a finire il senso.

Senso è una parola bellissima.
Indica la direzione. Indica il significato.

Ci sono molti modi di attraversare G.

Se vuoi è una ricerca fotografica se vai un po di fretta e hai poco tempo per percorrerla. Per me va bene, mi stai già dicendo qualcosa di come ti muovi nello spazio, di cosa guida la tua attenzione e il tuo interesse.

Oppure puoi entrare in G. come in un libro: ti soffermerai più a lungo - sulle parole, sulle immagini, sugli schizzi e sulle storie che ho cercato di intessere mescolando questi due codici visivo e verbale.
Anche questo per me è molto interessante, posso vedere se la traduzione che io ho provato a fare funziona per te, cosa resta del senso di un codice quando entra in un altro regime semantico. Puoi provare a tradurre insieme a me, entrare in questo gioco dei tradimenti, chè come dice Eco tradurre è sempre tradire.

Infine puoi entrare a G. come in una mappa: questa lettura richiede molto tempo, devi avere molto tempo per gironzolare a G., devi pensare ai pomeriggi immobili nella calura d estate. Puoi perderti, seguire le indicazioni, trovare oggetti magici, scrivere, tracciare, disegnare, ascoltare, sognare, ricordare, dimenticare. Andare vicino vicino e poi molto lontano. Puoi anche saltare, perché ho disegnato un gioco che facevi da bambino, per farti perdere le coordinate. Questo per me è il gioco più bello a cui poterti invitare.

G. parla di come noi costruiamo le nostre mappe personali, di come ci muoviamo nel mondo e nella nostra esistenza. Forse in fondo, se dovessi scegliere poche parole per dire di cosa parla G. direi che parla di come attraversiamo lo spazio, il tempo, le città, la natura, di come ci rapportiamo agli altri esseri umani, agli altri esseri viventi. Forse, se dovessi usare una sola parola, direi che G. parla dei confini. G. è una domanda su cosa succede quando attraversiamo questi luoghi liminari, dove avvengono le metamorfosi. VIVERE È PASSARE DA UNO SPAZIO ALL ALTRO CERCANDO DI NON FARSI TROPPO MALE, ho letto una volta in uno dei miei libri preferiti, di Perec. G. è uno spazio pericoloso, ma al centro ho messo per te il gioco più antico e universale. Il più semplice, il più innocente gioco, il cui scopo - ambizioso e incredibile - è passare dalla Terra al Cielo, col solo aiuto di una pietra.
Divertiti, e non farti troppo male.


Intervista per Digital Doors 002 / Festival dei Beni non Comuni

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